L’Inno Nazionale (Himnusz): Il testo nacque dalla penna di Ferenc Kölcsey, mentre la musica fu composta da Ferenc Erkel (1844).
Le parole dell'inno ungherese sono insolite per il genere, perché rivolgono una preghiera a Dio. Invece di celebrare l'orgoglio nazionale, inizia con le parole " Isten, áldd meg a magyart" (Dio, benedici gli ungheresi). Abbiamo avuto veramente una storia triste. Il ricordo del fantastico 15 marzo 1848 (rivoluzione e guerra d'indipendenza) ci ha dato sempre forza e coraggio nei tempi duri. É la festa nazionale piú sentita in Ungheria.
HIMNUSZ
(Traduzione poetica)
1° Strofa
Benedici Iddio il Magiar,
Con dovizie e buon umor,
Su di lui stendi Tua man,
se combatte l'invasor.
Sorte avversa chi subì
Goda alfin anni miglior
Già il Magiar espiò
Della storia amaro duol.
2° Strofa
Conducesti al sacro suol
De'Carpazi il nostro stuol,
Grazie a Te patria trovò
La nazion di Bendegúz.
Dove l'onde scorrono
Di Danubio e Tisza,
Prosperano i prodi figli
Del condottiero Árpád.
3° Strofa
Di Cumania sui terren
Mèssi ricche fai fiorir,
Dolce nettare Tu dai
alle viti di Tokaj.
Nostro labaro espugnò
le trincee degl'Ottoman
Anche Vienna subì onta
Da sire Mattia.
4° Strofa
Per peccati nostri pur,
D'ira il cuore Tuo bruciò;
E Tua folgore scoccò
Dalle Tue tonanti nubi.
Prìa il Mongolo invasor
Coi suoi dardi ci saettò
Poi dei vili Turchi il giogo
Le spalle ci gravò.
5° Strofa
Quante volte risuonò
Il peana d'Ottoman
Sopra pile d'ossa
Di nostre vinte schiere!
Quante volte i figli tuoi
Contro a te si rivoltar',
E tu, patria, urna fosti
Per le ceneri lor.
6° Strofa
Il braccato si celò
Ma la spada lo stanò
Pur cercando non trovò
un rifugio in patria sua.
Monti e valli attraversò
Sempre in preda al timor,
Ai suoi piedi solo sangue
Mentre il cielo brucia.
7° Strofa
Dove un dì v'era un manier,
Ruderi sono oggidì,
là dov'era gaietà
Or vi son lamenti sol'.
Mai sbocciò la libertà
Dal sangue de' morti, ahimè.
Lacrime di schiavitù
Versaro gli orfani ognor.
8° Strofa
Di noi Iddio abbi pietà
Ai perigli in preda ognor,
Sopra noi stendi Tua man
Su di un mare di dolor,
Sorte avversa chi subì
Goda alfin anni miglior
Già il Magiar espiò
Della storia amaro duol.
Traduz. Paolo Agostini (2001)